Viaggiare o non viaggiare, questo è il dilemma!

Se penso di prendere lo zaino in spalla, sento un brivido di entusiasmo che lentamente, quasi come un solletichio impercettibile, stuzzica l’animo nel profondo.

FERMATI: Segue una razionale titubanza, una sorta di atteggiamento – impulso automatico – a non muoversi, a non cambiar luogo: << ma chi te la fa fare?! Negli ultimi anni non hai fatto che viaggiare: aerei, treni, macchina…cullati un pò a casetta… su dai! >>.

Il tutto si dissolve nell’istante in cui mi proietto mentalmente seduto sul treno e lascio la fantasia liberarsi e prendere l’iniziativa di colorare un quadro la cui cornice ha la forma dei binari di una linea senza confini: da Policoro a Roma, da Roma a Milano, da Milano ad Amsterdam senza tralasciare qualche luogo da visitare per un motivo o per un altro, nel mezzo di ciascuna tratta; e così, senza alcuna soluzione di continutià mi perdo in pianificazioni decisamente fantasiose.

Ora che ci rifletto, buttando giù le (stravaganti) idee sul foglio (o tastiera), diversa gente con cui ultimamente sono entrato più in confidenza e amicizia, ha viaggiato per lunghe tratte in treno. Penso all’amico Erik, metà Olandese, metà Francese; alle amiche Olandesi Annabel e Stella; tutte/i e tre ballerine/i e splendide persone che hanno scelto di raggiungere Policoro, in occasione dell’omonimo festival swing che si tiene ogni anno, nell’ultima settimana di Agosto, il Policoro in Swing. Partite dall’Olanda, le due Olandesi, hanno attraversato, per tratte distinte, diverse nazioni tra cui Germania, Svizzera e Italia per intero, giungendo poi proprio a Policoro, sul Mar Jonio. Parlandoci, sembra che la scelta sia stata mossa da un senso di responsabilità per l’ambiente, prediligendo l’utilizzo di mezzi che siano più envoirement friendly ma anche per la possibilità di fare tappa in più luoghi lungo il percorso e conoscere così nuovi posti, nuove genti, nuove culture.

Un altro segno evidente che la realtà mi suggerisca e invogli a saltar su di un treno è “nascosto” nel libro che, seppur ricevuto in regalo più di vent’anni fa, soltanto ultimamente ho deciso di iniziare a leggere.

Il Giro del Mondo in Ottanta giorni, di Jules Verne.

Resto davvero perplesso se penso che l’ho ricevuto in regalo dal compagno di classe delle elementari, Franco (Francesco) Russo, nel giorno del mio compleanno, il 21 Dicembre …di quale anno? Oserei dire il 2001. L’ultimo anno delle medie. Forse era il 2000, non ne sono certo.

Resto appunto perplesso poiché il protagonista, Philippe Fogg, misterioso aristocratico, imprenditore e beneffattore Inglese, decide, in una lontana Londra del 1872, di accettare una folle scommessa con colleghi di gioco d’azzardo che lo vede coinvolto, insieme al suo nuovo maggiordomo, nel tentativo di completare il giro del mondo, in ottanta giorno, affidandosi soltanto ai treni e alle navi.

La perplessità, sta nel fatto che la scommessa sarà vinta se i due raggiungeranno Londra, il luogo da dove partono, proprio nel giorno del mio compleanno ovvero il 21 Dicembre. Lo stesso giorno esatto in cui ho ricevuto il libro in regalo.

Questi momenti sono illuminanti e rasserenanti proprio perché non c’è più bisogno di chiedersi cosa fare: la realtà ti accompagna nella direzione prescelta. “Da chi” non è dato saperlo ma, a questo punto, a cosa servirebbe?!

La morale della favola è che i libri sono una rivelazione unica purché arrivino nel posto giusto ed al momento giusto.

Un pò come quando, in prenda alle più strambe idiozie mentali, continuavo a domandarmi, lungo la Via degli Dei, ad Aprile 2022 – se e perchè – mi trovassi sul percorso e – se e perchè – dovessi continuare.

Lì, trovai nel mezzo del nulla, un libro posato su di una veduta panoramica della valle sottostante Monzuno, un libro a me sconosciuto, Il Calamaro Gigante. Lo aprii ad una pagina a caso, senza alcuna idea di cosa stessi facendo, ancora sovrapensiero.

Trovai una risposta sbalorditivamente conciliatoria per qualsiasi pippa mentale.

Ma per questo, serve un racconto a parte, un articolo dedicato ed una memoria ben salda, poiché qualsiasi cammino riserva per noi molto di più di quello che possiamo aspettarci.

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