Situato a due passi da Lecco, nel comune di Galbiate, il Monte Barro supera di poco i 900 mt di altitudine e fa parte delle Prealpi Lombarde. L’area è totalmente sconosciuta ad un Lucano come me, alle prime armi nell’esplorazione del territorio dell’Italia Settentrionale. Dopo averlo esplorato e vissuto, vogli dedicarli un posto in questo mio diario affinché in qualche modo resti impresso nella mia memoria: nell’esplorarlo mi sono sentito così a mio agio da decidere di passare lì su la mia prima notte in solitaria, con la mia fedele Haven Tent .
Dopo l’escursione in Valsesia, visitata durante il corso di sopravvivenza tenuto con il Coach e Istruttore di Sopravvivenza, Micheal Bolognini, la gita al Monte Barro è frutto di un impulso, di una voglia irrefrenabile di stare in natura, improvvisamente emerso un Venerdì mattina del mese di Maggio (anno 2021).
Sono a Milano, zona Lambrate, ho la macchina cioè ho un mezzo per muovermi, mi trovo nel Nord Italia e dunque c’è una vastissima scelta di monti a nord da visitare ma…(c’è sempre un ma), non ho la più pallida idea di dove dirigermi! Allora chiedo aiuto all’amica Marta, conosciuta in un’escursione in bicicletta, nel mezzo del Parco delle Groane, un bosco che si estende per un ampio tratto da Milano a Como. Prontamente, da gran alleata della vita in natura, Marta mi fornisce un paio di alternative e la scelta ricade sul Monte Barro che era piuttosto facile da raggiungere in auto da Milano, circa 50 minuti (senza traffico!). Decido di partire entro le 12.00 ma, tra email da chiudere e indecisione sul cosa portarsi dietro, parto alle 14.00. Ritardo accettabile per un italiano dai.
Porto al seguito la mia Haven Tent, un rifugio ed un letto portatile frutto della genialità di un amante della natura, Derek Tillotson, che dopo anni di test, studi e diversi prototipi ha inventato quest’opera d’arte. Il set-up è affine a quello dell’amaca tradizionale, si monta legando due estremità della struttura portante a due alberi distanti circa 4 metri. L’involucro assomiglia a quello del baco da seta ma l’innovazione stravolgente, rispetto all’amaca tradizionale, è la posizione in cui consente di distendersi e riposare: non è curva bensì si mantiene diritta, permettendo all’ospite di riposare come su un letto memory. Provare per credere signore e signori!
Intorno alle 15, 15.30, raggiungo il punto di partenza, scegliendo di lasciare la macchina in zona San Michele, Galbiate (LC). L’area è piuttosto carina, c’è una chiesa con qualche giostra per i bimbi e ci sono pochi posti auto. Visto che è Venerdì pomeriggio, sono quasi tutti per me (un vantaggio per pochi!).
Non conosco la zona e non ho idea del dove poter accamparsi per la notte, ma decido di portarmi la tenda e seguire l’istinto: se mi ispirerà un luogo in particolare lungo il percorso ne approfitterò per battezzare la tenda (e me), nella nostra prima avventura notturna in solitaria.
Dopo i primi metri di dislivello subito si intravede, dietro un gruppetto di alberi che mi sembrano essere dei pini silvestri, il Lago di Garlate e parte della città di Lecco. Questo è il versante Nord-est del Monte Barro.

Lascio di seguito alcuni link che ben raccontano minuziosamente i dettagli del Parco del Monte Barro in termini di percorsi, punti di interesse, flora e fauna.
Percorsi e punti panoramici sul Monte Barro -> http://web.tiscali.it/parcomontebarro/018.htm
FLora e Fauna nel Parco del Monte Barro -> https://www.parcomontebarro.it/il-parco-monte-barro/la-flora-del-parco
Dopo un piccolo tratto in boscaglia piuttosto fitta, si raggiunge un piccolo piano, Pian Sciresa, e da li il percorso si caratterizza per una pendenza lievemente più ripida fino a raggiungere una scalinata “artificiale”, fatta sfruttando rocce e incastonando tronchi di legno che conduce ad una piccola madonnina. Sembra essere posizionata lì in onore di alpini caduti in guerra.
Il sentiero continua verso un preciso luogo che su Komoot viene chiamato “Sasso della Vecchia”. Ci sono diversi massi di medio-grandi dimensioni che ricordano in effetti alcune forme come un Vecchio o, leggendo sul web, anche di volte. Sono già sul versante occidentale del Monte Barro ed il percorso si inerpica più ripidamente, costringendomi ad usare le mani per superare un tratto roccioso.
Il paesaggio in cambio è stupendo: proseguendo verso sud, salendo in direzione della vetta, alla mia destra, dunque ad ovest del monte, si vedono chiaramente i tre laghi, il lago di Annone, Lago di Pusiano e il Lago di Alserio.


Proseguendo la salita il panorama si apre ora anche ad Est, regalandomi una vista di Lecco e dei monti che si estendono alle sue spalle.

Durante il percorso, cerco di guardarmi bene intorno, nel tentativo di individuare un’area che possa fungere come “giardino di casa” per la notte. Finora solo il luogo tra il Sasso del Vecchio e la Madonnina, mi sembra più meno ideale seppur non mi convince a pieno per via della poca privacy rispetto al sentiero principale.
Resto concentrato sul primo obiettivo, la vetta, che raggiungo verso le 17.30 circa.


Mi prendo del tempo per godermi il panorama, scambiando qualche battuta con altri escursionisti, di diversa età e simpatia. Faccio uno spuntino e mi rimetto in cerca di una zona adatta al bivacco. E’ la mia prima notte in tenda, in natura, da solo, senza compagnia. Sono piuttosto sereno però nella ricerca del luogo, fiducioso che questa sarà la volta giusta per spendere una notte in solitaria.
All’altezza di un bel fiore che coglie la mia attenzione, grazie ad un simpatico amico a quattro zampe fermo ad annusarlo mentre il padrone lo richiama ad avvicinarsi, mi accorgo di una piccola variante al sentiero principale, tra i 50 e i 100 mt sotto la vetta.

Sembra essere meno praticato ed in vista, forse perchè più sporco di rami e pietre. Il luogo non è pianeggiante e non sarebbe assolutamente adatto se avessi con me una tenda tradizionale. Tuttavia sembra perfettamente appartato rispetto alla via primaria ma neanche troppo lontano da questa. E’ esposto ad Est del Monte Barro e punta al Monte Cornizzolo. E’ riparato da alberi alti che mi sembrano giovani Faggi.
E’ fatta, il luogo mi ispira sicurezza e tranquillità: non ci penso due volte e piazzo subito la mia Haven Tent.

Perlopiù, a circa 3 minuti a piedi, in direzione della vetta, trovo un punto panoramico fantastico che adibisco a sala “cena”.

Riporto la traccia gpx che mostra il percorso escursionistico che conduce alla vetta del Monte Barro. Il punto B coincide esattamente con il luogo ove ho posizionato la mia Haven Tent. Di fatto su monti di questo genere, caratterizzati da pendenze molto ripide, non è per nulla semplice individuare uno spazio pianeggiante, appartato ma non troppo lontano dal sentiero principale, per posizionare una tenda tradizionale. Ricorrere all’amaca in queste aree è la soluzione perfetta: una volta trovati due alberi alla giusta distanza, in un luogo sicuro ed adatto al bivacco, anche se il suolo sarà ripido, la notte potremo dormire sogni tranquilli, specie se l’amaca in questione ci consente di dormire distendendoci completamente in orizzontale e non rannicchiati.
E’ la seconda volta che, dormendo in montagna, mi sento sereno ed al sicuro. Ogni volta che la mente sì mette sul “chi-va-là” a seguito di un rumore nei dintorni, la rassereno pensando che sono sereno, sono soddisfatto della giornata, e contento di quest’avventura.
La notte passa, tranquilla, seppur con un bel pò di vento. Al risveglio mi alzo felice e sereno, anzi desideroso di proseguire l’escursione anche oggi del Monte Barro, ma sul versante Sud-Ovest.


Apro la tenda per farla respirare ed asciugare ma non è per nulla umida. Non ho sofferto il freddo, ero riparato a sufficienza e le temperature erano miti. Il sacco a pelo mi ha tenuto caldo. Utilizzo il modello Decathlon TREK 500 da 0° . Non amo la forma a “mummia” e penso che presto ne acquisterò uno più semplice da utilizzare in queste condizioni di clima mite per darmi più libertà di distensione e movimento nella notte e non sentirmi ingabbiato. Un altro vantaggio enorme dell’amaca è l’isolamento totale dal suolo. Non essendo a contatto con il terreno, bensì distante almeno 50 cm da esso, è praticamente azzerato l’effetto umidità proveniente dal suolo.
E’ stata un’esperienza fantastica che al sol ricordo riattiva la voglia di torna presto in zona!
Il giorno successivo ho deciso di esplorare il Monte Barro sul versante Occidentale e racconterò in un post separato la giornata altrettanto entusiasmante.
Infine queste esperienze mi insegnano che ogni luogo merita di essere vissuto in lungo ed in largo prima di potersi esprimere su di esso. Vivere a Milano mi è sempre parso contro i miei “ideali” di vita sana e serena, per via dello smog, delle mura alte, grigie e dello stress che una città metropolitana riserva. Grazie però alla voglia di praticare sport ed escursioni all’area aperta, grazie anche alle persone come Marta ed altri escursionisti della zona che ho conosciuto, sì è dimostra invece un’occasione unica per visitare un territorio incantevole e vasto.
Insomma, bisogna darsi la possibilità di vivere un territorio senza pregiudizi, andando magari poco al di fuori di quello che a primo impatto si vede o percepisce, per poter imparare che ogni città, regione o comune, riserva nuovi paesaggi, nuovi punti di vista, nuove persone, nuovi insegnamenti.