I Numeri:
Durata Escursione: 2 Giorni
Km totali percorsi: 26,2 km (12,7 km primo giorno, 13,7 il secondo)
Dislivello cumulato in salita: 2.000 m circa
Dislivello cumulato in discesa: 2.000 m circa
Tappe principali:
Partenza da Colle dell’Impisio – 1578 m
Prima vetta – Serra del Prete – 2181 m
Piano Gaudolino – 1775 m
Monte Polllino – 2248 m
Varco del Malavento – 1974 m
Serra Dolcedorme – 2267 m
Fossa del Lupo – 1900 m
Passo delle Ciavole – 1868 m
Sorgente di Acqua Fredda – 1802 m
Pre cima delle Ciavole – 2127 m
Serra delle Ciavole – 2130 m
Piana del Pollino – 1974 m
Grande Porta del Pollino – 1947 m
Porticella del Pollino – 1971 m
Serra di Crispo – 2053 m
Fontana Pitt’accurc – 1870 m
Piano di Jannace – 1688 m
Santuario Madonna del Pollino – 1548 m
Tracce Komoot: seguono nel racconto divise in due tappe
Eccoci pronti al punto di partenza, tre amici con gli zaini in spalla, in una delle tante giornate più calde del mese di Agosto (2020) nell’area denominata Colle dell’Impisio, nei pressi del comune di San Severino Lucano (PZ). Subito dopo l’area attrezzata per campeggio, lasciamo la macchina e ci avviamo al cartello che sancisce l’inizio di due percorsi alternativi: il primo si sviluppa intorno al monte Serra del Prete, aggirandolo per accompagnare gli escursionisti al Piano Gaudolino; il secondo è il percorso del CAI 920 ed è quello scelto da noi. La via direttissima che, senza mezze misure, porta dritti, appunto, alla vetta di Serra del Prete

Attenzione: è un percorso corto (2,5 km) ma particolarmente difficile per via delle ripide pendenze che, in alcuni tratti l’app di Koomot segnala tra il 30-40%, ma anche per la mancata manutenzione del sentiero. Di fatti, in alcuni punti, il sentiero è coperto da vegetazione e alberi di traverso, caduti in seguito ad una valanga diversi anni fà, per cui l’orientamento è difficile: consiglio di portare con se il GPS in caso sia necessario.
Lasciata la faggeta iniziale che ci ha accompagnato per più della metà del sentiero, ci troviamo sul crinale di Serra del Prete.
In estate, specialmente, è fondamentale portare con se acqua in abbondanza ed un copricapo: per me, la paglietta da spiaggia femminile, è l’ideale perchè fà ombra anche sulla nuca, tutto il collo e parte delle spalle, lasciando passare l’aria.
Eccoci su Serra del Prete a quasi 2200 metri di altitudine: la prima vetta è conquistata!

C’è poco da festeggiare visto che mancano ancora 10km e moltissimi metri di dislivello sia in salita che in discesa. Sì perché, a mio modesto parere, si soffre di più in discesa che in salita, soprattutto poi, quando porti con te uno zaino con circa 12 kg di peso.
L’arrivo a Piano Gaudolino è un sollievo contro il caldo: la fontana omonima sgorga abbondante anche nei periodi più caldi e non è difficile trovare anche cavalli o vacche abbeverarsi.
Si riparte nella direzione del Monte Pollino, percorrendo il sentiero del CAI IPV2 che fa tappa sulla Dolina del Pollinello (1948 m) da dove si può, eventualmente, prendere un percorso alternativo che, senza salire sul Monte Pollino, conduce al Varco del Malavento; un’altra affascinante alternativa, ancora più a Sud, è rappresentata dal sentiero che porta al famoso “Patriarca”, il più grande Pino Loricato presente in Italia e il più longevo d’Europa con i suoi quasi 1000 anni di età.

Il Parco Nazionale del Pollino è l’unico in Italia e in Europa (oltre alla Penisola Balcanica) dove è possibile vedere da vicino i Pini Loricati, conifera sempreverde, è un albero imponente in grado di sopravvivere fino ad oltre 2200 metri! Sono considerati dei fossili viventi essendo una specie sopravvissuta all’ultima era glaciale!
Un’altra vetta conquistata, la seconda della giornata, è il Monte Pollino!

La Cima del Monte Pollino consente di godere dell’estensione dei Piani del Pollino, fino al loro ingresso per eccellenza, la Grande Porta del Pollino, a 1974 metri circa. Quest’ultima è una vera a propria “conca” che si sviluppa tra la cima di Serra di Crispo e quella di Serra delle Ciavole.

Da qui in avanti, resta solo una vetta da raggiungere, prima di individuare un possibile accampamento per trascorrere la notte.
Dal monte Pollino alla cima di Serra Dolce Dorme, ci sono circa 3,7 km caratterizzati da un percorso completamente esposto al sole ed un sentiero particolarmente irregolare e roccioso. In sintesi, una bella faticaccia!
Giunti al Varco del Malvento, quasi a metà strada rispetto al Dolcedorme, decidiamo all’unanimità di concederci una sosta tra gli unici alberi che popolano il percorso.
Dopo quasi un’oretta di rifocillamento, tra stretching, cibo e due risate all’aria aperta, ripartiamo determinati e desiderosi (anche un pò doloranti) di raggiungere l’ultima cima della giornata. Ecco qualche scatto per la via..
A sinistra, la radura delle Ciavole, al centro, di traverso, il fiume raganello Vista dei piani del Pollino, dal passo di Vallepiana, vicino la vetta Dolcedorme In direzione della cima del Dolcedorme Vista dei Piani del Pollino, dal percorso che dal Monte Pollino porta al Dolcedorme
Finalmente, dopo varie pre cime che giocano illudendoci di essere “quasi” arrivati, raggiungiamo la cima più alta del Parco Nazionale del Pollino, Serra Dolcedorme, a 2267 m.


Dopo una doverosa sosta sul crinale nord-orientale del monte, decidiamo che è ora di incamminarsi verso l’area scelta come “ideale” per il bivacco.

Scendiamo di quota a 2147 m, in coincidenza del passo di Vallepiana, per poi prendere il primo sentiero a destra IPV5 in direzione Varco del Pollino che porta nel cuore della zona denominata Fossa del Lupo. Il percorso è ripido e spoglio all’inizio ma presto porta nel mezzo di una giovane foresta di faggi.
Finalmente, dopo una discussione, il gruppo approva unanime il punto dove allestire “l’alloggio”.
Qui il link alla traccia GPX del primo giorno, scaricabile tramite Komoot.
La notte passa in dormiveglia, spesso allertato da “strani rumori” che alla fine si dimostrano essere stati causati da un rospo, dalle dimensioni abbondanti (ma pur sempre un rospo) che cercava invano di raggiungere la sua tana, nel foro del tronco di un albero, ostruita da un nostro zaino. Tolto lo zaino, il rospo ringrazia e noi riposiamo meglio.
L’indomani ci si sveglia di buon ora per godere dell’alba ahimé non eccezionale per via della foschia generata dalle alte temperature.
Uno dei compagni di viaggio, il nostro caro Nicola Suriano, dal soprannome di Nicola’Vans, per un forte dolore al ginocchio, decide di non proseguire con noi ma di rientrare alla macchina tramite un sentiero più dolce che gli eviterà fatiche ulteriori all’arto già decisamente provato.
Al Passo delle Ciavole (Varco del Pollino) ci dividiamo: Nicola’Vans attraverserà il Piano del Pollino per poi passare dalla fontana di Rummo, Piani di Vacquarro ed infine raggiungere la macchina a colle dell’impisio. Un percorso relativamente “semplice” che, con dolci pendenze, collega i Piani del Pollino a Colle dell’Impisio.
Io e ed il caro sommozzatore dei Vigili del Fuoco di Venezia, Gianni Discipio, senza le sue fidate pinne, proseguiamo verso il Piano di Acquafredda nella convinzione di poterci rifornire di acqua all’omonima sorgente. La sera prima, il vinello offerto dall’azienda agricola di Nicola’Vans, le Fattorie Nivaldine, era sceso come l’acqua ma, di fatto acqua non era ed in quanto alimento, il vino, chiama altra acqua per essere smaltito dal corpo umano.
Ahimè la sorgente Acquafredda è quasi totalmente asciutta e non sgorga in maniera tale da consentirci di rifornire le nostre borracce. Con scarso mezzo litro a testa di acqua, avanzato dal giorno prima, ci apprestiamo a percorrere quella che sarà la salita più difficile e ardua di tutta l’escursione.
Il sentiero scelto, il 942A si dimostra essere abbandonato a se stesso, senza indicazioni adeguate e con pendenze disarmanti! E’ sconsigliato in assoluto sia per le pendenze che, ripeto, in alcuni punti sono proibitive che per l’irregolarità del terreno: pietre e rocce di piccole dimensioni che rendono difficile e pericolosa la salita. Diventa quasi una scalata dove ci si da il turno per progredire, onde evitare di essere colpiti da massi smossi da chi si trova a salire per primo.
Demoralizzati ed assetati, raggiungiamo la pre-cima di Serra delle Ciavole, da dove siamo ripagati da un paesaggio spettacolare: il Piano del Pollino, con tutte le sue vette che si scorgono in lontananza, si apre ai nostri occhi ed è quasi come entrare in un palcoscenico (inaspettatamente) colmo di gente, passando da dietro le quinte da un lungo corridoio: all’arrivo resti a bocca aperta.
Senza contare che, prima dell’arrivo alla precima, due insoliti (e mai visti prima) spettatori, sorvolano il teatro: due Grifoni da un’incredibile apertura alare, passano sopra di noi in direzione sud – ovest, verso Civita per intenderci.
Finalmente, stremati, raggiungiamo Serra delle Ciavole!
Riacquistata motivazione, ci tuffiamo nella discesa, improvvisando un percorso alternativo improvvisato dal buon Gianni che ci porta in poco tempo e senza troppe sofferenza sul Piano del Pollino. Da qui prendiamo le tracce del sentiero IPV4 e PV4A per raggiungere la cima di Serra di Crispo, lasciando la Grande porta sulla nostra destra. Eccoci su Serra di Crispo!

Il nostro caro Nicola’Vans è nel frattempo giunto a Colle dell’Impsio da dove, come d’accordi, ci avvisa e prende la macchina per raggiungere il santuario della Madonna del Pollino: è li che ci rincontreremo.
Da Serra di Crispo (2053 m), prendiamo il sentiero 931 che ci porta alla fontana pitt’accurc: una sorpresa inaspettata! La fontana sgorga in abbondanza ed ai suoi piedi si raccoglie dell’acqua che la rende ideale anche per una rinfrescata a portata di mano o, meglio, di zampa, per gli animali!
Seguono Piano Jannace e Piano Porcaro, durante la quale, il nostro morale che si era risollevato al raggiungimento della cima di Serra di Crispo, subisce qualche cenno di cedimento: siamo stanchi e nonostante il percorso è decisamente più semplice in termini di pendenze, non vediamo l’ora di arrivare.
Alla fine, dopo l’ultimo sprint, arriviamo al Santuario della Madonna del Pollino dove riuniamo il gruppo e ci rilassiamo all’ombra sull’erba, stanchi ma soddisfatti. Particolarmente suggestiva, la statua della Madonna nera di Viggiano fu venerata fino al 1050 d.c., nella città di Grumentum, da dove fu poi trasportata e nascosta in una grotta nei pressi dall’attuale Santuario sul Monte Viggiano.
Qui il link alla traccia GPX del secondo giorno, scaricabile tramite Komoot.
E’ stata una due giorni caratterizzata da paesaggi stupendi, momenti di stanchezza e difficoltà, attimi di gioia e soddisfazione condivisi tra amici che si è concluso con una rinfrescata nelle gelide cascate del Bosco Magnano, a San Severino Lucano (CS).
