La Via degli Dei (Bologna-Firenze): un cammino ti da proprio quello che ti serve, basta solo muovere il primo passo.

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Sin da quando ho memoria consapevole nella mia adolescenza, durante i viaggi da un paese all’altro dell’entro terra lucano e calabrese, in compagnia del nonno materno Vittorio, mi son sempre immaginato in avventurose esplorazioni e camminate, attraversando i paesaggi collinari, montuosi, boschivi e pieni di praterie che osservavo dal finestrino di un Turbo Daili 35C13.

Come tutte le fantasie dei bimbi che si rispettanto, ci ho messo un pò di tempo a realizzarle.

Intorno ai 25 anni, su invito di un caro amico mi innamoro perdutamente delle escursioni in montagna. Era già dentro di me questa passione, ma aver seguito una persona di fiducia con altrettanta propensione per la natura e l’attività all’aria aperta, in un percorso tra i Pini Loricati, nel più esteso Parco Nazionale d’Italia, il Pollino, ha finalmente dato il via alla possibilità di vivere il “sogno” e le “fantasie” di esplorazione che frullavano nella testa di un ragazzino, seduto in cabina, in un camion del 1998.

Da lì in poi, grazie anche all’opportunità di viaggiare per studio, ed al lavoro flessibile ed in modalità smart, realizzo diverse esplorazioni ed avventure: le cinque vette del Pollino, il Basilicata coast-to-coast in bicicletta, esplorazioni su altre vette e notturne sparse tra sud e nord italia.

All’inizio del 2022 però, tutta ques’tenergia non era poi così presente quando, al termine della prima settimana di Aprile, esattamente una settimana prima del weekend di Pasqua, prendo il treno da Milano per Bologna, con uno zaino in spalla, con l’intenzione, non proprio ai massimi livelli, di percorrere la Via degli Dei.

E’ un momento particolare della mia vita, dove, uscito fuori da un covid un pò fastidioso, con qualche post ancora persistente, mi ritrovo per la prima volta debole fisicamente. Con uno stop di più di due mesi ad attività più intense, come escursioni in bici o a piedi ma, decido comunque di iniziare quest’avventura. Non ero convinto ed in me continuava a ronzolare un quesito, nella testa.

<<Perché lo faccio? E’ per me o per qualcun’altro? Proprio ora che mi sento più debole, che senso ha e DOVE sono diretto?>>

Ecco le domande che, per quanto potessi far finta di ignorare, concentrandomi sui preparativi, zaino, attrettatura, abbigliamento, tappe e così via, tornavano forti.

Bene signori e signore, il cammino mi ha dato una risposta bellissima, in tanti modi e segni, conducendomi fisicamente, mentalmente e spiritualmente ad un assunto di base, fondamentale: ovunque tu sia diretto, non hai la minima idea di quale risposta la realtà ti regalerà lungo il percorso; puoi pianificare, dubitare, sperare, qualsiasi cosa ma la verità è che non potrai mai essere in grado di immaginarti quello che ti aspetta. Non ne hai le capacità. Ed è proprio questo a renderlo ancora più affascindante, sbalorditivo e sorprendete, una volta che quel qualcosa ti si presenterà davanti!

Dunque, la realtà risponde a qualsiasi dubbio, purchè tu sia sintonizzato e vigile nell’ascoltarla, osservarla, percepirla in qualsiasi modo e con qualsiasi mezzo essa ti stia comunicando.

Partito da Bologna, lungo i primi due giorni di cammino, solitario, alterno stati di entusiasmo ed adrenalina, a stati di indecisione, dubbio, svogliatezza. Arrivato a Monzuno, su di un panorama lungo la valle che separa il paese dalla collina antistante ed entro in totale crisi mistica. Decido di rinunciare e rientrare a casa. Non vi è un motivo urgente o grave, ma il caos mentale mi convince che devo rientrare quando, ad un certo punto, sotto una pioggerella fine ed un cielo grigio, intravedo un libro sul belvedere della Valle, sotto un arco.

Non c’è nessuno nei dintorni, forse qualcuno l’ha dimenticato li.

Non sto più pensando.

Mi avvicino, lo prendo e lo apro in un punto a caso e leggo quanto segue.

<< Capitolo 10. I bambini nascono in gelateria.

Siccome quel ce vogliamo davvero nella vita non lo sappiamo, forse l’unico modo per trovarlo è perderci. Perderci tantissimo, fino a non capire più dove siamo. E lì rischiamo di inciamparci addosso >>.

Un misto tra gelo e brividi, smarrimento e stupore mi attraversa animo e corpo.

Lo chiudo, prendo il treno per Milano la sera tardi mentre lentamente si fa spazio una quiete mentale e la consapevolezza che è in atto un cambiamento radicale in quel cammino che era, in que momento, nel pieno del suo percorso, nonostante fossi su tutt’altra tratta.

L’indomani mi sveglio, alleggerisco ulteriormente lo zaino, prendo il treno e ritorno esattamente dove ho trovato il libro che, ovviamente portavo con me.

Scendo dal pullman di fronte al belvedere, il sole splende ed io sono rinato, motivato e non ho dubbi ma solo un’unica certezza: essere al posto giusto nel momento giusto.

Scendo e trovo diversi gruppi sparsi di camminatori e, dopo qualche battuta, mi avvio con due bellissime persone, Valentina e Anna Letizia, con cui tacitamente ci scegliamo come compagni di viaggio ed alla quale, sempre tacitamente, si aggiungeranno Ciro, Matteo, Francesca, Damiano, Chrsitian, Monica, e tante altre splendide anime erranti con cui ho avuto il piacere di condividere parte di quel percorso che tuttora continua, a distanza di un anno, scegliendoci di nuovo per altre avventure e altri momenti di condivisione.

Aldilà delle informazioni tecniche del viaggio per la quale, potete trovate davvero un modo di consigli e dettagli sul profilo del simpatico ed esperto del Walking Nose, mi sento di condividere questo percorso interiore che ho realizzato lungo e grazie al cammino.

Ogni volta che ho un dubbio sul dove stia andando e del perché, ritorno a ciò che accadde lungo il cammino e sento immediatamente un sollievo, un senzo di consapevole fiducia nella realtà ed in me stesso.

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